Il mese scorso a Venezia ho passato tre ore seduto in aereo sull’asfalto. L’aeroporto di una delle città più visitate al mondo non disponeva di personale sufficiente per caricare i bagagli.
Peggio ancora, i passeggeri avevano trascorso un’ora precedente ammassati in un corridoio in attesa di un autobus che ci portasse all’aereo perché non c’erano nemmeno abbastanza autisti. Ma nessuno ce l’ha detto. Quando un passeggero arrabbiato ha chiesto una spiegazione, un rappresentante della compagnia aerea le ha semplicemente voltato le spalle.
Naturalmente, nulla di tutto ciò ha impedito a Venezia di accogliere un flusso di aerei carichi di visitatori che tengono a galla la città. E avendoli sollevati dai loro soldi con servizi scadenti e troppo cari, non ha impedito ai veneziani di lamentarsi del turismo eccessivo.
L’Italia è troppo affollata? No. Nel 2022 l’Italia ha attirato 50 milioni di arrivi turistici, posizionandosi al quinto posto nel mondo. Ma si tratta di meno di un turista per abitante (59 milioni), che non fa nemmeno entrare l’Italia nella top 20.
Il vero problema è l’Italia stessa. I visitatori attenti possono facilmente individuare ciò che gli studi accademici confermano: l’Italia ha infrastrutture turistiche scadenti, imprese turistiche mal gestite e una politica e una pianificazione del turismo inadeguate. I politici non sono interessati ad affrontare i problemi di un’industria che rappresenta oltre un decimo del PIL.
Il risultato è che un terzo dei turisti è stipato in luglio e agosto, concentrato nelle destinazioni del nord Italia, mentre il sud è relativamente poco sviluppato. I visitatori vengono incanalati lungo le stesse poche calli veneziane e città toscane, solo per essere sfruttati con scarsi ringraziamenti.
L’Italia fa notizia per folle e turisti che si comportano male, ma quando le folle sono gestite male e i siti culturali affollati sono praticamente non presidiati, di chi è davvero la colpa? Con i turisti che aggiungono annualmente all’economia più di 200 miliardi di euro (327 miliardi di dollari), l’Italia sembra non potersi permettere di fornire personale, panchine pubbliche, spazi per picnic o servizi igienici gratuiti.
Spiace dirlo ma vedendo ad es le Cinque Terre, non ha torto. L’atteggiamento italiano a livello istituzionale è uno solo: arraffa i soldi finchè questi vengono; zero programmazione, zero investimenti, zero ricerca su come orientare flussi magari in posti vicini e paesaggisticamente comunque intriganti, etc. E l’approccio individuale (mi faccio il B&B etc) è troppo spesso simile, delle richieste di personale e dei contratti che girano nel settore turistico del resto sappiamo benissimo. Risutato: vendi le cartoline delle Cinque Terre in giro per poi ritrovarti orde ammassate e sudate nei carugi che manco possono muoversi - intendo letteralmente, non in senso figurato - e che poi intasano stazioni e linee ferroviarie, tra l’altro rischiando il morto ( la gente letteralmente straripa dalle banchine). Come sempre, uso e abuso del pubblico e del bene comune in cambio di profitti per pochi (ristoranti, bar, qualche albergo, qualcuno che affitta). Il giochino può funzionare sul breve, ma alla lunga o sai accogliere, nutrire e spostare i milioni di turisti che invochi, o sai valorizzare la loro esperienza di essere in Italia, o appunto cercheranno altro, come dice l’autore infatti a fine articolo e anche diversi dei commenti.